Manifesto della festa. (Franco Ferrari) |
La necessità di avviare un processo di rinnovamento per una partecipazione democratica, rinnovata nelle forme e nella sostanza, nasceva dalla constatazione che la classe dirigente, con un processo di accentramento degli strumenti di controllo di massa, tendeva a conservare la propria egemonia. Tale pressione si esercitava con più successo soprattutto nei quartieri e nelle zone dove la speculazione edilizia, facilitata dai piani regolatori appositamente manipolati rendeva impossibile la realizzazione di centri di aggregazione democratica.
Il giornale ”L’Unità”, il 26 settembre 1969, pubblicava un articolo dal titolo:
A Tiburtino III è sorta una cittadella che si chiama “Il nostro Vietnam”.
UN FESTIVAL DIVERSO
Lo hanno costruito centinaia di compagni e democratici, fra cui un gruppo di pittori – Dalle macerie e dai tetti delle casette diroccate figure di combattenti vietnamiti e simboli della lotta operaia di ogni giorno –
L’articolo, pubblicato in fotocopia in questa pagina, illustra gli aspetti più significativi delle immagini dipinte e quello della manifestazione nel suo complesso e così conclude: “ … Non la parola che viene dall’alto, ma l’esperienza e il sentimento maturato nella lotta a confronto diretto con altre esperienze e altri sentimenti. Questo è il significato che i pittori e le decine di compagni che hanno partecipato all’allestimento, hanno voluto dare al loro discorso visivo. Un discorso nato prima dal confronto tra operai ed artisti poi portato nei pannelli e continuamente mutato nelle soluzioni grafiche pur se sostanzialmente il contenuto è rimasto identico. Ed è forse questo dell’incontro fra operai ed artisti il motivo più stimolante di tutto il festival”.
I pittori che collaborarono all’iniziativa: Ennio Calabria, Nicola Distefano, Luigi Ferranti, Giuseppe Frattali, Franco Ferrari, Paolo Ganna, Francesco Pernice, Salvatore Provino e Giovanni Puma.
Alcune immagini della festa |
Articolo dell' Unità 21/08/1969 |
Articolo dell' Unità 26/09/1969 |
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